Eccellenza siciliana
Biologica, sana e ricca di proprietà benefiche, la Lenticchia di Ustica è uno dei presidi Slow Food siciliani per eccellenza. La Lenticchia di Ustica possiede un aroma e un gusto particolarmente intenso, mentre la sua peculiare tenerezza permette una rapida cottura senza necessità di preventivo ammollo.
LE LENTICCHIE DI USTICA
La lenticchia di Ustica, piccolissima, è pregiata per il suo gusto intenso, per il suo profumo nella fase di cottura, per la sua tenerezza. Coltivata da tempi lontani sui fertilissimi terreni lavici di Ustica, i contadini la producono ancora oggi con le antiche tecniche, senza erbicidi e senza concimi chimici nel rispetto dell’ambiente e della natura.
In armonia con i ritmi delle stagioni le lenticchie si seminano tra dicembre e gennaio facendo cadere i semi da mani esperte in solchi tracciati dall’aratro trainato dall’asino; a marzo viene eseguita a mano la zappettatura per eliminare le erbe infestanti; le piantine si raccolgono nella prima metà di giugno estirpandole manualmente nelle primissime ore mattutine o nelle notti di luna piena quando i baccelli ancora umidi trattengono il prezioso legume; le piantine raccolte ed essiccate al sole vengono sistemate nell’aia per la “Pistata”, operazione con cui coppie di asini o di mucche trascinando un’apposita pietra, frantumano i baccelli riducendo a paglia le piantine. Segue la “Spagliata”, un’operazione che richiede abilità che consiste nel lanciare in aria con tridente di legno paglia e legumi per separarli sfruttando il vento, e poi la "Cirnuta" fatta con un grosso crivello per ripulire le lenticchie da pagliuzze e grumi di terra.
Oggi è stato introdotto l’uso della trebbia che velocizza e alleggerisce il processo.
La Fava di Ustica
Come prepararla in cucina
La fava di Ustica, eccellente nel sapore, si semina a gennaio e si raccoglie a maggio. Le piante vengono raccolte nella fase terminale della maturazione e vengono lasciate ad essiccare al sole di Ustica. A giugno anche per la fava si usa il processo della “Pistata” per liberare il legume dal baccello. In cucina la potete trovare nel tradizionale macco di fave o, quando il legume è ancora verde, nel piatto “fave a cappotto”.
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